giovedì 18 marzo 2021

sentiamo che qualche cosa sta accadendo

Noi ci troviamo oggi in una situazione morale singolarmente incerta: straniati dalla nostra antica patria, dagli altari dei nostri padri, siamo alla ricerca di una nuova terra, poveri e ricchi nello stesso tempo. Dobbiamo affliggerci per quello che abbiamo perduto, e cosa non abbiamo perduto, dobbiamo augurarci che lontano ci attenda ciò che non ha nome e che non è stato sperimentato?

Ma siamo poi abbastanza staccati, abbastanza liberi per poter intraprendere il volo? Non siamo gravati dagli orpelli dei templi che abbiamo abbandonato delusi? I nostri cuori non sono ancora tenacemente legati agli antichi Dei?

Una sinistra sensazione rende esitanti i nostri movimenti. Da qualunque parte volgiamo lo sguardo, non una prospettiva serena. Tutto ciò che vi era di più grande e di più degno di venerazione sprofonda in frantumi davanti ai nostri occhi che interrogano. Da millenni ci balenano possibilità su possibilità; e noi le prendiamo in mano una dopo l’altra, facciamo i difficoltosi, ce ne entusiasmiamo per un po’ e le deponiamo dicendo: « non sei tu ». Siamo forse arrivati al termine? Dov’è scomparsa la gioia creatrice dei tempi antichi? Noi non sorridiamo dei loro idoli perché abbiamo conosciuto qualche cosa di meglio; il nostro riso è triste. Nessuna fiamma è balenata in noi.

E tuttavia sentiamo che qualche cosa sta accadendo in noi. Nell’oscura profondità vi è un lavorio creativo, che una volta o l’altra dovrà prorompere. Non vi è ancora il lampo negli occhi, il brivido di gioia, l’amoroso riconoscimento, il consapevole sorriso che rende nostra una cosa tra tutte le altre: è indifferente se essa sia nuova o antichissima, è nuova in ogni caso perché è nostra. Diventiamo impazienti, ma dobbiamo sapere che ogni evento decisivo è demonico e ha la sua ora.

In tutti gli occhi arde l’aspettazione. Ed è meglio dell’impostura magniloquente che il tesoro sia già stato scavato e occorra solo ridurlo in moneta spicciola. Il tono predicatorio con cui oggi tanti parlano e poetano rivela la profonda miseria che si nasconde sotto l’enfasi. Noi non ci lasciamo traviare. La nostra Venere è già nata dalla spuma del mare. Ma non siamo ancora stati toccati dal suo sorriso, ancora non è venuto il momento per l’antichissima e sempre nuova parola d’amore: « tu sei mia ».



dall'introduzione

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze