giovedì 25 marzo 2021

ascoltare solo i nostri poeti

 Per non nominare che alcune delle forze che si contendono l’uomo, la venerazione per la santità dell’essere deve valere tanto per Afrodite, quanto per la casta e sdegnosa Artemide, l’ardore guerriero tanto quanto la divina armonia. Sarebbe dunque ora di smettere di considerare il politeismo come un segno di religiosità non evoluta, e riconoscere invece la forza della realtà vissuta, che, con la più plastica fedeltà, ha impresso al sentimento religioso tutta la sua ricchezza. Per quanto noi, costretti da una religione formulata mediante una logica astratta, ci siamo allontanati da questa concezione del mondo, dobbiamo tuttavia ascoltare solo i nostri poeti per indovinare qualche cosa della sua eterna realtà.

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze

giovedì 18 marzo 2021

sentiamo che qualche cosa sta accadendo

Noi ci troviamo oggi in una situazione morale singolarmente incerta: straniati dalla nostra antica patria, dagli altari dei nostri padri, siamo alla ricerca di una nuova terra, poveri e ricchi nello stesso tempo. Dobbiamo affliggerci per quello che abbiamo perduto, e cosa non abbiamo perduto, dobbiamo augurarci che lontano ci attenda ciò che non ha nome e che non è stato sperimentato?

Ma siamo poi abbastanza staccati, abbastanza liberi per poter intraprendere il volo? Non siamo gravati dagli orpelli dei templi che abbiamo abbandonato delusi? I nostri cuori non sono ancora tenacemente legati agli antichi Dei?

Una sinistra sensazione rende esitanti i nostri movimenti. Da qualunque parte volgiamo lo sguardo, non una prospettiva serena. Tutto ciò che vi era di più grande e di più degno di venerazione sprofonda in frantumi davanti ai nostri occhi che interrogano. Da millenni ci balenano possibilità su possibilità; e noi le prendiamo in mano una dopo l’altra, facciamo i difficoltosi, ce ne entusiasmiamo per un po’ e le deponiamo dicendo: « non sei tu ». Siamo forse arrivati al termine? Dov’è scomparsa la gioia creatrice dei tempi antichi? Noi non sorridiamo dei loro idoli perché abbiamo conosciuto qualche cosa di meglio; il nostro riso è triste. Nessuna fiamma è balenata in noi.

E tuttavia sentiamo che qualche cosa sta accadendo in noi. Nell’oscura profondità vi è un lavorio creativo, che una volta o l’altra dovrà prorompere. Non vi è ancora il lampo negli occhi, il brivido di gioia, l’amoroso riconoscimento, il consapevole sorriso che rende nostra una cosa tra tutte le altre: è indifferente se essa sia nuova o antichissima, è nuova in ogni caso perché è nostra. Diventiamo impazienti, ma dobbiamo sapere che ogni evento decisivo è demonico e ha la sua ora.

In tutti gli occhi arde l’aspettazione. Ed è meglio dell’impostura magniloquente che il tesoro sia già stato scavato e occorra solo ridurlo in moneta spicciola. Il tono predicatorio con cui oggi tanti parlano e poetano rivela la profonda miseria che si nasconde sotto l’enfasi. Noi non ci lasciamo traviare. La nostra Venere è già nata dalla spuma del mare. Ma non siamo ancora stati toccati dal suo sorriso, ancora non è venuto il momento per l’antichissima e sempre nuova parola d’amore: « tu sei mia ».



dall'introduzione

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze